Mastro Nicolino è venuto a trovarci a Trabia il 21 ottobre.
Incontrarlo è sempre un piacere e staremmo ore a farci raccontare, spiegare, istruire sulla sua magnifica professione, che lui ama chiamare “mestiere”, con quel termine importante e prestigioso che definisce Ogni attività, di carattere prevalentemente manuale e appresa, in genere, con la pratica e il tirocinio, che si esercita quotidianamente (rif. Dizionario Treccani).
Ma chi è Mastro Nicolino?
Lui, Nicolino Virga all’anagrafe, è un giovincello di 92 anni ancora sveglio e lucido, un arzillo vecchietto che ha iniziato a fare il mestiere più antico del mondo, (con buona pace delle Escort), a 15 anni, a cavallo tra le due grandi guerre, e lo fece per oltre 60 anni. Il mestiere di Giuseppe, padre di Gesù, ma anche di Geppetto, padre di Pinocchio, una nobile arte che oggi scompare spazzata via dalla tecnologia, dalla frenesia e dal guadagno.
Un uomo nerbuto e forte, con la battuta pronta e un senso pratico da far invidia a qualsiasi ingegnere moderno. Mani d’oro, forti e precise, esperte dopo più di mezzo secolo in bottega a tagliare, levigare, fresare, inchiodare, costruire tutto ciò che può essere fatto con il legno.
Lui è di un altro tempo e di un’altra pasta: di quando ancora l’artigiano parlava con il legno, lo accarezzava mentre lo forgiava nella forma voluta, di un’epoca in cui il tempo era del tutto relativo ed era rapportato al grado di soddisfazione, non a quello di produzione. Un tempo nel quale ancora le cose si aggiustavano, matrimoni compresi, e non si sostituivano facilmente in questa frenesia consumistica.
Il primo incontro con LiscaBianca, alla fiera del Consumo Critico a Palermo a Maggio, fece subito capire a Nicolino e a suo figlio che quella avrebbe potuto essere l’occasione per far rivivere quelle macchine e, proprio come la barca, renderle “utili a qualcosa di più grande”.
Ha insistito per venire al Cantiere, accompagnato dal figlio che aveva preferito fare il gelataio alla nobile arte, per essere lui personalmente a mettere a punto i vecchi macchinari che ci ha donato con il cuore. Erano rimasti fermi per molti anni, non volle mai venderli, alla fine ha deciso che la cosa migliore, quella a lui più vicina, era di donarli ad un sogno anch’esso d’altri tempi, a Lisca Bianca.
Anche se coperti dalle cataratte, gli occhi gli brillavano quando è entrato. Con pochi ordini secchi e precisi ha messo a punto le macchine in un baleno, e quanti ricordi dovevano affiorargli, di sogni realizzati di piccole opere d’arte cesellate nella buia e piccola bottega.
Le aveva comprate nel 58’, con fatica, finanziarie, cambiali e ripagate con sudore e lavoro onesto. Erano in ghisa pesante, rustiche ma orgoglio della carpenteria italiana, erano ferme da oltre 16 anni ma è bastata una spolverata per farle ripartire al primo colpo: un rumore d’altri tempi, di un’Italia ancora orgogliosa di se stessa, un odore acre di legno tagliato, piallato e forzato a prendere l’anima della barca. Un tuffo al cuore e ha dovuto sedersi, ma un sorriso tradiva la sua soddisfazione e la sua fierezza per quello che aveva fatto: ci aveva regalato un pezzo della sua anima e dei suoi vecchi sogni, che gli sopravvivranno e che non dimenticheremo mai, perché vivranno incastonati nei bagli e nelle costole di Lisca Bianca.
Sega combinata, circolare e compressore. Niente ringraziamenti, come dice lui, perchè c’è tanto da fare e non bisogna perdersi in chiacchere superflue. Burbero con un cuore grande, perchè quando i ragazzi lo ringraziano e lo invitano a tornare a Trabia, e insistono, e lo pregano, sotto sotto si commuove (ma non lo dimostra) ed è meraviglioso essere testimoni di questo rapporto di sincero rispetto reciproco, stima, voglia di dare e di apprendere.
Oggi Nicolino è uno dei Sostenitori del Progetto Lisca Bianca, al quale si è appassionato fin dal primo istante, e come poteva essere altrimenti?
Grazie Nicolino, ma non perdiamoci in chiacchere che c’è tanto da fare!